I RISULTATI SI VEDONO

Quando a don Emilio venne affidata la cura spirituale del Villaggio San Domenico, nessuno pensò che quel pretino avesse la forza di cambiare tutto in quel luogo ove per decenni si era lasciato perdere ogni tentativo di miglioramento delle condizioni di vita materiale, figuriamoci poi di quella spirituale. “Tempo perduto”, si diceva. Invece il suo è stato tempo prezioso e ben impiegato. Don Emilio credeva che non si potesse parlare ai cuori delle persone se non risolvendo anche i loro problemi materiali e riscattando la loro dignità.

La Casa dell’Immacolata

Don Emilio notò che mancavano a Udine delle strutture adatte ad accogliere chi si trovava in condizioni di disagio familiare e così iniziò a costituire una specie di convitto per ospitarli. Il numero degli ospiti crebbe, anche perchè erano anni di difficoltà e la gioventù che usciva dall’esperienza della guerra, pur non avendola combattuta, ne risentiva il trauma. Nacque così la Casa dell’Immacolata, che trovò dapprima sede in un edificio molto modesto, poi nel più grande complesso di via Chisimaio. Don Emilio non si fermò. L’opera incrementò la propria vocazione di “casa degli ultimi” con l’arrivo di giovani con alle spalle una molteplicità di reati. Don Emilio si impegnò per la loro completa redenzione. E fu questa la sua missione definitiva, perchè di più infelici di quei ragazzi non ce n’erano.

La posa della prima pietra della Casa dell’Immacolata

L’intervento della Provvidenza

Gestire un’opera come la Casa dell’Immacolata, dove ogni giorno bisognava trovare di che nutrire decine di ragazzi, non fu un’impresa facile. Don Emilio, come sempre, fece pressante ricorso alla Provvidenza.

Talora la tavola veniva apparecchiata, ma le pentole erano vuote. All’ultimo minuto arrivava sempre ciò di cui c’era bisogno. Sono miracoli quotidiani, quasi sfide alla bontà divina, ma don Emilio sapeva di poter sempre contare sulla generosità umana, su chi lo stimava, su chi ne apprezzava l’operato. I suoi benefattori a loro volta vengono inseriti nella catena di solidarietà per la Casa. E’ lo straordinario racconto di una stagione in cui il bene, per tramite di don Emilio, diviene vincente e contagioso.

Il suo metodo fece inorridire psicologi, educatori, esperti di tutte le discipline, ma proprio dove avevano fallito le istituzioni colse i suoi veri successi: era un misto di buon senso e di rischio, di carità cristiana, esperienza umana, capacità di fidarsi della Provvidenza divina.
Giovani ritenuti irrecuperabili uscirono dalla Casa dell’Immacolata come persone per bene, pronte ad affrontare una vita normale, a lavorare, ad essere buoni cittadini. Don Emilio non mollò, con tenacia pregò, dedicò tutto sè stesso e, alla fine, ebbe la meglio. Così accadde anche per gli alcolisti, in una battaglia che condusse in solitaria, o quasi, recuperando alla vita e soprattutto alla famiglia decine di alcolisti ritenuti ormai senza speranza di redenzione. I risultati si vedono ancora.