DAL TERREMOTO ALLA RICOSTRUZIONE

Nel maggio 1976 il Friuli venne colpito da un catastrofico terremoto: oltre mille morti, decine di migliaia di case, fabbriche, aziende agricole, edifici pubblici rasi al suolo, con il serio rischio che, ancora una volta, i friulani fossero costretti a prendere le dolorose strade dell’emigrazione. Se questo non accadde, fu anche grazie alla azione di don Emilio.

I ragazzi di don Emilio protagonisti dei soccorsi ai terremotati

Don Emilio innanzitutto fu un protagonista dell’azione di soccorso avviata nelle settimane immediatamente successive al terremoto: un sistema per consentire di distribuire alle popolazioni terremotate, senza sprechi e abusi, gli aiuti indispensabili. Nei giorni immediatamente successivi al terremoto l’Arcivescovo mons. Battisti, dispose che i ragazzi di Casa Immacolata si stabilissero nei locali della Curia di piazza Patriarcato: stava iniziando ad arrivare un’enorme quantit di materiale di soccorso da tutto il mondo e c’era l’assoluta necessità che qualcuno provvedesse a immagazzinare ordinatamente e poi a distribuire questi preziosi aiuti. I ragazzi di don Emilio furono il nucleo forte e robusto di questa complessa macchina.

Gli Alpini di tutta Italia in Friuli per i primi interventi di riparazione

Don Emilio fu determinante nella scelta di favorire la presenza massiccia degli Alpini in congedo di tutt’Italia, guidati dal presidente Franco Bertagnolli e che a turno furono presenti in Friuli per riparare, prima dell’arrivo dell’inverno, ciò che restava delle case o dei laboratori: una parte considerevole delle offerte pervenute alla Diocesi di Udine fu utilizzata per acquistare le attrezzature e il materiale edile necessari per far lavorare gli alpini. Prima che un aiuto materiale, fu un immenso aiuto morale: un popolo non si sentiva abbandonato a se stesso.