LA GUERRA

Le vicende del periodo bellico furono centrali nella vita di don Emilio: visse vicende personali tragiche, come la morte in guerra di tre dei suoi fratelli, ma soprattutto ebbe modo di sperimentare la guerra civile, che portò l’Italia ad uno scenario dominato dall’odio e dalla sopraffazione.

Don Emilio e il Friuli trovarono un’insperata ancora di salvezza nell’azione della Chiesa, che rese possibile l’organizzazione di una brigata partigiana autonoma e patriottica (la Brigata “Osoppo”), costituendo un elemento di pacificazione nella drammatica situazione.

Mezzi corazzati tedeschi in via Gorghi a Udine - settembre 1943

Il dramma della famiglia de Roja

I tre fratelli maggiori di don Emilio, Adolfo, Ernesto e Riccardo, rimasti a Klagenfurt e quindi cittadini austriaci, vennero arruolati nella Wehrmacht e tutti e tre persero la vita in combattimento. Al dolore della separazione, mai sopito, si aggiunse il dolore per la loro tragica morte.

Il dramma di un popolo

Anche il Friuli visse il dramma della guerra: gli Alpini della Julia vennero inviati sui fronti greco-albanese e russo, con centinaia di morti, e furono coinvolti in tragedie come l’affondamento della nave Galilea o la ritirata nell’inverno russo. L’armistizio dell’8 settembre 1943 provocò l’immediata occupazione tedesca della provincia di Udine, inserita nel Litorale Adriatico a diretto governo germanico. A fronte di ci nacquero le prime formazioni di resistenza, costituite innanzitutto da militari, oppure da movimenti politici d’ispirazione marxista.

Mezzi corazzati tedeschi in via Gorghi a Udine - settembre 1943

Un grande Arcivescovo: Giuseppe Nogara

Nella confusione di una guerra che si combatteva non più su lontani fronti, ma in casa, la Chiesa udinese era retta da un personaggio di grande rilievo: mons. Giuseppe Nogara (1872-1955), di famiglia lombarda, con un fratello vescovo, altri fratelli sacerdoti, altre sorelle suore ed ancora un altro fratello, Bernardino, che gestiva le finanze vaticane. I rapporti familiari facilitarono i contatti costanti e intensi di mons. Nogara con la Santa Sede. Pur esternando una formale neutralità rispetto alle varie parti in conflitto, Nogara prese una decisione che si rivelerà determinante: favorire la costituzione di una formazione armata per liberare il Friuli dai tedeschi e come contrappeso alla resistenza jugoslava, che già stava assumendo atteggiamenti aggressivi. La formazione prese il nome di Brigata Osoppo.

La svolta: un popolo che si muove per far fronte al pericolo

La Brigata Osoppo raccolse sempre più larghi strati della popolazione (militari, appartenenti alla borghesia cittadina, esponenti della nobiltà, contadini e operai) tanto che alla fine del conflitto raggiunse circa 12 mila effettivi.

In questo contesto, furono trenta i sacerdoti implicati direttamente nella struttura della Osoppo, come cappellani, o con compiti di fiancheggiamento o, in qualche caso, come comandanti di reparti.